Quando “invitare” il trasgressore a spostare l’auto diventa pericoloso.

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C’è da spostare una macchina. E’ in zona divieto. La sposti subito, altrimenti sarò costretto a multarla.

Sono solo banalissimi esempi di cattive consuetudini che, a tutte le latitudini, gli Operatori di Polizia Locale rivolgono a coloro che, in ragione di una prassi generalizzata, ritengono che il “Vigile” debba avvertire o preannunciare al trasgressore la rilevazione dell’illecito.

Ora, se tale consuetudine sembra essere un mero atto di cortesia, in realtà è, nella migliore delle ipotesi, un comportamento censurabile e anche un po’ vile.

A ben vedere, però, potrebbero esserci anche altri effetti ben più gravi, al punto di far emergere addirittura responsabilità penali per gli eccessi di tali comportamenti.

Cass. pen., sez. VI, 13/05/2021, n. 18906 ha, infatti, riconosciuto colpevole un Agente di Polizia Locale reo di avere, con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti alla pubblica funzione, dopo essere entrato in un bar per intimare di spostare la vettura parcheggiata in divieto di sosta, afferrato il proprietario del veicolo per il bavero della giacca e per la spalla, trascinandolo fuori dal locale e così costringendolo ad abbandonare il bar contro la sua volontà.

Ma v’è di più. L’Operatore, poi, nella stessa giornata ha formato una falsa informativa di reato, attestando di essere dovuto intervenire perché il trasgressore aveva bloccato il traffico parcheggiando la vettura in divieto di sosta e che, anzi, il predetto gli aveva lanciato contro un portadocumenti cagionandogli lesioni personali, così accusandolo di tale reato pur sapendolo innocente.

Risultato finale. Condanna per l’Agente di Polizia Locale per violenza privata, falso ideologico e calunnia. All’esito dell’istruttoria, infatti, è emerso come non vi fosse stata alcuna situazione di congestione della viabilità (come poi falsamente attestato nella relazione di servizio) ma solo alcune auto parcheggiate nei pressi del marciapiede antistante quell’esercizio commerciale; che l’Agente fosse entrato nel bar ed avesse afferrato per il bavero il trasgressore, strattonandolo e facendolo così uscire dal locale, così usando violenza per
costringere l’altro a compiere un atto non voluto e, infine, che il trasgressore non aveva rivolto alcuna frase oltraggiosa all’indirizzo dell’Agente, ma si era limitato a consegnargli
le chiavi dicendogli che poteva spostare la macchina da solo.

Alla fine della vicenda, vale la pena continuare a perseverare nella “prassi” di avvertire, preannunciare o, addiruttura, aiutare il trasgressore a “spostare la macchina” per evitare la multa?

Con un duplice effetto positivo: avere fatto il proprio dovere ed aver mantenuto una dignità e una professionalità degne della divisa che si indossa.

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