Il TAR Campania, con la sentenza 5125 del 18 settembre 2023 emessa dalla sezione I, ha sancito che la Pubblica Amministrazione nella valutazione di rapporti tra mafia e imprese, può dare rilievo anche ai rapporti che si possono instaurare tra i familiari dei dirigenti e titolari dell’attività con le associazioni mafiose, qualora tali rapporti risultino influenti nelle decisioni aziendali.
Di fatto nel corpo della sentenza si legge: “Ai fini dell’interdittiva antimafia, la Pubblica amministrazione può dare rilievo ai rapporti di parentela tra titolari, soci, amministratori, direttori generali dell’impresa e familiari – che siano soggetti affiliati, organici, contigui alle associazioni mafiose – laddove tale rapporto, per la sua natura, intensità o per altre caratteristiche concrete, lasci ritenere, per la logica del più probabile che non, che l’impresa abbia una conduzione collettiva e una regìa familiare (di diritto o di fatto, alla quale non risultino estranei detti soggetti) ovvero che le decisioni sulla sua attività possano essere influenzate, anche indirettamente, dalla mafia attraverso la famiglia, o da un affiliato alla mafia mediante il contatto col proprio congiunto.”
Con questa sentenza, si ribadisce la linea dura delle Istituzioni contro la conduzione mafiosa delle imprese.