Perché la tradizione è tradizione: “il capretto nelle vetrine a Napoli ci deve stare”.

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Perché la tradizione è tradizione: “il capretto nelle vetrine a Napoli ci deve stare”.

Forse avrà pensato questo, il Presidente della Sezione V del TAR Campania, quando ha formato il decreto cautelare n°548 del 28 marzo 2018, che ha sospeso l’ordinanza sindacale “a firma dell’assessore alle politiche sociali”, prot. n. 2 del 23 marzo 2018, recante il divieto ” …ai titolari di esercizi commerciali con vendita di ovini, caprini e carni di altre specie, al dettaglio o all’ingrosso, di esporre al pubblico gli animali macellati, interi o in quarti – anche se scuoiati, eviscerati o decapitate – e delle teste. Tali tagli resteranno pertanto conservati nelle apposite celle frigorifere, secondo prescrizioni normative di igiene alimentare vigenti …. “.

Passata la Pasqua, cessata l’esigenza di vendere gli animali macellati, all’udienza del 24 aprile 2018, andremo a capire meglio il merito della questione, atteso che dal decreto cautelare si evince pochissimo, salvo il fatto che resta anomalo come un’ordinanza sindacale sia firmata da un assessore.

Sta di fatto che la Pasqua a Napoli, a questo giro, l’hanno festeggiata con più soddisfazione macellai e utenti onnivori fedeli alla tradizione culinaria pasquale che non animalisti o vegani. In disparte le battute che si possono fare sull’argomento, buona Pasqua a tutti.

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