Con 88 voti favorevoli, 63 contrari e solo 3 astensioni è stato licenziato positivamente dalle Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato un emendamento al Decreto Milleproroghe che, di fatto, estende sino al prossimo 31 dicembre 2023 la possibilità per bar e ristoranti di mantenere i dehors senza bisogno di richiedere l’autorizzazione paesaggistico-culturale.
Benvero, il provvedimento approvato dal Senato passa ora alla Camera per la doppia approvazione del medesimo testo che vedrà sicuramente la sua conversione in Legge entro il 27 febbraio, atteso l’annuncio del Governo di fare ricorso al voto di fiducia.
La misura, inizialmente prevista fino al 30 giugno del 2023, con il richiamato emendamento viene ora estesa a tutto il 2023.
Detta tipologia di agevolazione era stata istituita in periodo di emergenza pandemica al fine di consentire ai titolari di bar e ristoranti, che adottavano tutte le misure di prevenzione dalla diffusione del contagio, di poter lavorare comunque all’esterno dei propri locali di vendita durante i mesi più duri dell’emergenza sanitaria, assicurando, di fatto, il distanziamento tra gli utenti consumatori, con conseguente necessità di semplificazione delle procedure per l’occupazione di spazi e suolo pubblico anche in cetro storico.
La possibilità in favore dei pubblici esercenti titolari di concessioni o di autorizzazioni riferite all’utilizzazione del suolo pubblico, di posare in opera temporaneamente, senza l’ordinaria preventiva autorizzazione paesaggistico culturale – invece prevista dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.lgs n. 42/2004) – su vie, piazze, strade e altri spazi aperti di interesse storico, culturale, artistico o paesaggistico, strutture amovibili come i dehors, nonché elementi di arredo urbano, attrezzature, pedane, tavolini, sedute e ombrelloni, purché funzionali all’attività degli esercizi stessi resta estesa, pertanto, sino al 31 dicembre 2023.
Sebbene detto provvedimento abbia nell’ottica del Governo Centrale la funzione di agevolare i consumi e rilanciare l’economia cosiddetta circolare resta nella pratica, soprattutto per le diverse Soprintendenze ed Enti Locali interessati, la necessità di dover conciliare, in ambito locale, l’utilizzo dello spazio pubblico che tenga nella giusta considerazione gli interessi delle aziende di poter lavorare usufruendo dalle agevolazioni e quello dei cittadini di godere di spazi urbani di qualità, nonché dei residenti di vivere in aree ordinate e facilmente fruibili nel corso dell’intera giornata.
Forse, al di là del provvedimento di cui si discute, l’emergenza pandemica ha determinato il sorgere di un nuovo approccio al mondo dei dehors dove gli spazi esterni non rappresentano più una mera appendice dell’attività, talvolta realizzata solo per rendere più gradevole l’aspetto esterno dei piccoli ed angusti locali situati in centro storico, ma realizzano una nuova tipologia di offerta dei pubblici esercizi in una vera e propria riprogettazione urbana degli spazi esterni.
A mio parere l’equivoco di fondo è questo. La deroga alla autorizzazione o parere ambientale non esclude la necessaria concessione del suolo pubblico. Coloro che sono titolari di concessione ad occupare suolo pubblico con tavoli sedie e pedana, come da progetto allegato alla domanda, non possono istallare un dehors chiuso e ancorato a terra così come previsto dal punto B26 del dpr 31/2017. Già, perchè se di deroga si parla non può riguardare il punto A 17 del dpr citato in quanto l’istallazione del semplice frangivento è attività libera per la quale non occorre deroga. Quindi, il titolare del p.e. che intende istallare un dehors chiuso non dovrà chiedere l’ambientale ma una integrazione della concessione esistente sì. Invece si assiste ad un liberi tutti con proliferazione di queste strutture chiuse. Ho chiesto lumi al ministero ma al momento senza risposta.