Gli effetti indesiderati della “patatina” non più fragrante.

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Secondo le Sezioni Unite della Suprema Corte, la messa in vendita di prodotti scaduti di validità integra il delitto di cui all’art. 516 cod. pen. (vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine) solo qualora sia concretamente dimostrato che la singola merce abbia perso le sue qualità specifiche, atteso che il superamento della data di scadenza dei prodotti alimentari non comporta necessariamente la perdita di genuinità degli stessi (Sez. U, n. 28 del 25/10/2000 – dep. 21/12/2000).

Tuttavia qualche anno fa, due militari dell’Arma dei carabinieri, liberi dal servizio, avevano acquistato due buste di patatine, scadute di validità e prive delle “qualità specifiche, essendo invero indubbio che freschezza e fragranza delle patatine costituiscono qualità specifiche che il consumatore si attende dal prodotto in questione”.

Il gravissimo reato andava perseguito in modo irreprensibile e, per l’effetto, la vendita della patatina “sereticcia” (come si dice nel napoletano) meritava pena adeguata.

Lungo e contorto il processo, con due passaggi in Cassazione, l’ultimo dei quali (Cass. Pen. Sez. III, n°38841 del 20 settembre 2016) ha confermato la pena a giorno 20 di reclusione in quanto la fattispecie punitiva è perfettamente integrata dal caso concreto.

Ineccepibile la sentenza, ci mancherebbe!

Ma è evidente che si resti perplessi in quanto, –nella pratica prevalente e ragionevole che accompagna la scoperta di tali illeciti- sovente ci si limita ad applicare mere sanzioni amministrative per così limitate lesioni all’integrità dell’ordinamento, senza scomodare una bene rilevante fattispecie punitiva qual è quella considerata dall’articolo 516 cp (per inciso: “Chiunque pone in vendita o mette altrimenti in commercio come genuine sostanze alimentari non genuine è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a euro 1.032”).

A questo punto, chi ha ragione? I Carabinieri o chi predilige –con consapevole riflessione- premiare il principio di specialità?

Una lezione da trarre dalla sentenza resta: in caso di dubbio, informare l’A.G.

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