La parodia del parassita senza dignità. Omelia laica domenicale.

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Un altro maestro se n’è andato. E già adesso e’ in viaggio su un treno per Tozeur.
Di lui ci rimangono quei ritmi afro-siciliani e una musica antica e ancora troppo bella e nuova da comprendere e da venire, ma soprattutto di lui rimane quel “secolo saturo di parassiti senza dignità” – espressione semplice e completa, infinita e concreta di cui all’epoca non comprendevo appieno il significato e di cui solo ora, all’alba dell’ultima parte della mia vita trascorsa a correre dietro a principi immaginari, colgo nitidi i confini .
Chi sono nel terzo millennio i parassiti senza dignità?
Pensavo fossero uomini malvagi intenti a perseguire scopi individuali, privi di qualsiasi capacità di vedere lontano un palmo dal loro giardino, travolti dalla pigrizia e dalla incapacità di migliorarsi per offrire qualcosa di più agli altri……ma mi sbagliavo.
Pensavo fossero uomini incapaci trascinati dentro un mondo più grande di loro dalla loro tracotante ipocrisia e dalla convinzione politicamente indotta di essere migliori di quelle sembianze che lo specchio della camera ogni giorno riconsegna loro…….ma anche qui mi sbagliavo.
Pensavo allora si trattasse di uomini piccoli piccoli che incapaci di elevarsi di un gradino, di fronte ad un talento riflesso nella altrui immagine pensavano che l’unica cosa da fare fosse quella di inventare menzogne e caricare il loro immaginario avversario di connotati negativi tutti tratti proprio da quella immagine riflessa che lo specchio della camera ogni giorno restituiva loro…..ma purtroppo anche in questo caso mi sbagliavo .
Ed allora come difendersi da questo cancro che corrode uomini e cose, che si diffonde come cocci di vetro di cristallo infrangibile che rimane appiccicato nelle menti degli uomini come colla che travolge ogni cosa come nebbia sui coralli e che disegna una realtà immaginaria è falsa fatta di ipocrisia e mediocrità ?
Io ancora non lo so, ma dobbiamo tutti continuare a muoversi nell’oscurità per cercare questi uomini ed ucciderli con la forza dell’ironia e dell’onestà intellettuale .
Ma in questi giorni difficili e ingiusti ho avuto una visione di chi rappresenta all’alba del terzo millennio la figura del parassita senza dignità così lucidamente anticipata dal maestro in viaggio per Tozeur.
Il parassita senza dignità non ha un elemento di riconoscimento, non lo si distingue per quello che fa ogni giorno. Lui e’ furbo, si mescola con la gente per bene, parla la loro lingua, inganna le idee e oscura la luce .
Il parassita senza dignità non ha odore, colore, forma . Si diffonde come lebbra.
E’ uno di noi, ha lavorato con noi, ha condiviso con noi le stesse motivazioni di lavoro, ha accarezzato la stessa visione del futuro che tu gli hai regalato con completa sincerità, che ha camminato con te sul sentiero dell’onestà intellettuale facendoti credere di accettare le tue idee e la tua visione .
Ed ora che sei caduto, smarrito e preoccupato solo della propria inutile sopravvivenza individuale, il parassita senza dignità sale sul carro del vincitore .
Ed il senso di colpa che ora avverte e’ subito spazzato via dalla ipocrita autoindotta convinzione della bontà dell’inganno del nuovo e della falsa menzogna del vecchio di cui avevano con entusiasmo sposato idee e progetti, salvo poi demonizzarne ogni contorno solo per abbeverare il proprio senso di colpa e sedersi grassi e sghignazzanti sul carro dei vincitori .
Questi, oggi, sono per me i parassiti senza dignità .
Un abbraccio e tutta la mia stima a chi non si e’ arreso e ha deciso che si può continuare a combattere anche altrove lavorando per gli altri anche per un solo centimetro.
E’ con donne e con uomini così che si costruisce il futuro è che si perfeziona una sincera e stabile relazione di aiuto .
Gli altri, i parassiti senza dignità, lasciamoli al passato .

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